La rivoluzione della tenerezza
di Mario Affronti (*)
“Mai più morti in mare”: sono le parole pronunciate da papa Francesco
dopo aver gettato nel mare antistante Lampedusa una corona di fiori per
ricordare tutte le vittime della traversata dei migranti da una sponda
all’altra del Mediterraneo. Il viaggio del Papa ha richiamato al mondo intero
la tragedia dei rifugiati, una tragedia che sembra non arrestarsi. Continuano
gli sbarchi di questi poveri cristi, stipati come bestie sulle carrette del
mare, alla ricerca di speranza e futuro per sé stessi e i propri figli.
Arrivano sulle nostre coste stremati, impauriti, offesi ed molte volte anche
cadaveri.
Gli sbarchi di immigrati sulle coste della Sicilia non cessano. Per
questi uomini, donne, ragazzi e bambini, più di ventimila, la traversata è
l’unica speranza. Per tanti, però, è stato un viaggio di morte: bruciati dal
sole e annegati tra le onde di un mare che è stato la loro tomba in un cimitero
a cielo aperto. Noi non “abbiamo più la capacità di piangere”. Non ci sentiamo
più né colpevoli, né responsabili, perché le nostre coscienze sono ormai
“anestetizzate” ed “indifferenti”.
Quanto sta avvenendo nella sponda nord dell’Africa ha messo in crisi non
solo le dittature di quei Paesi, ma anche la democratica Europa caricata di
responsabilità e riempita di profughi. La pressione migratoria mette in crisi
le Nazioni opulente che spesso governano il fenomeno guardando solo alla
propria sicurezza ed ergendosi a fortezza del proprio benessere. Non si
riescono a guardare le cause che spingono milioni di persone a fuggire dalla
loro Terra: miseria, guerra e persecuzioni. Anche se tutti abbiamo firmato la
Convenzione di Ginevra sui rifugiati, i problemi si sono aggravati. Invece di
costruire muri di gomma; invece di promuovere respingimenti impossibili; di
concepire i CIE come vere proprie carceri, dovremmo impegnarci a costruire una
vera e propria Comunità del Mediterraneo, una sorta di Eurafrica, come qualcuno
già definisce questa vasta area. Dovremmo riappropriarci di quel mare che
lasciamo nelle mani di trafficanti di uomini senza scrupoli, per promuovere un
grande progetto di sviluppo e di benessere per tutti. Sì, per tutti perché fino
ad oggi le politiche economiche hanno reso i poveri sempre più poveri ed i
ricchi sempre più ricchi.
Per questo, dopo il momento del silenzio e quello della preghiera, come
cristiani ed organizzazioni che trovano ispirazione nel Vangelo, ribadiamo
sempre più fortemente la richiesta di attivare corridoi umanitari sicuri per
evitare la strage degli innocenti che ormai da anni ha trasformato il
Mediterraneo in un cimitero e di abolire il reato di clandestinità, reato
crudele che trasforma una condizione, quella di clandestino, in uno stigma che non serve a nulla neanche sul piano
della pretesa sicurezza.
L’esempio dell’accoglienza e della solidarietà dei Lampedusani, che in
nome del Vangelo dell’Amore hanno saputo colmare il fallimento della gestione
istituzionale dell’emergenza, ha detto al mondo intero che “l’Amore senza
limiti”, vince tutto.
La compassione è la molla che ha fatto muovere i bagnanti sulla spiaggia
di Pachino a fare una catena umana per soccorrere altri migranti. E’ la
“rivoluzione della tenerezza” che si fa dovere di giustizia, che ha spinto il
nostro Primo Ministro a far soccorrere la gente della nave Salamis, con i 102
migranti-rifugiati bloccati in alto mare per 2 giorni, dopo il rifiuto di
Malta.
Qualcosa cambia se il ministro Cécile Kyenge dopo lo sbarco a Siracusa,
ha affermato: “E’ un segnale forte; l’Italia sta subendo un passaggio: non
tutto può cambiare subito. Ma aver accolto questi migranti è un gesto molto
bello. Che dovrebbe aiutarci ad approfondire il dialogo con l’Europa per
affrontare insieme le politiche di accoglienza”.
E’ la tenerezza che fa la differenza in quanto può cambiare la storia di
una umanità tradita, ferita, mortificata, martoriata, soffocata e inghiottita
nei mari della brutalità e dell’indifferenza.
“Nessuno può dormire tranquillo finché c’è anche un solo bambino che è
senza cibo e senza educazione”, ha affermato il Papa in Brasile.
Il nostro è il tempo della convivenza di popoli, della solidarietà e
dell’aiuto reciproco, della difesa della dignità della persona secondo le Carte
della nostra Costituzione e della Dichiarazione Universale dei diritti
dell’Uomo e non solo del Vangelo di Gesù.
Palermo,
18 agosto 2013
(*) Mario Affronti, direttore regionale MIGRANTES Sicilia, Prsidente della SIMM
e-mail:
marioaffronti@libero.it
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