“Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”.
Oggi tutta la chiesa, in ogni angolo del mondo, celebra la 108° Giornata Mondiale per il Migrante ed il Rifugiato. Papa Francesco attira l’attenzione di tutti sul fenomeno delle migrazioni che è sempre più globale ed interessa 281 milioni di persone [1]. Nella prima metà del 2021, le persone costrette nel mondo a fuggire a causa di violenze, guerre, insicurezza e degli effetti dell'emergenza climatica[2] sono state più di 84 milioni.
Anche noi nella nostra città vediamo la presenza di migranti e di rifugiati che riempiono sempre di più la vita e le strade della nostra città che si colorano di arcobaleno. Sono circa 24.000 i cittadini stranieri pari al 3,7% della popolazione residente.
Quest’anno la celebrazione della festa del Beato J.D. Laval, apostolo dei Mauriziani s’inserisce in questo grande evento della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Il giovane medico Laval, giunge a Mauritius 14 settembre 1841. Non avrebbe immaginato che oggi nel 2022, la chiesa con la sua diversità culturale avrebbe celebrato il suo impegno apostolico, in diverse parti del mondo. Noi ne siamo un esempio.
“Il senso ultimo del nostro “viaggio” in questo mondo è la ricerca della vera patria, il Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo, che troverà la sua piena realizzazione quando Lui tornerà nella gloria”.[3]
P. Laval nel suo instancabile sevizio al popolo, ha fatto un meticoloso lavoro di conversione personale e di trasformazione della realtà. Il suo impegno nella costruzione di cappelle e nella organizzazione della formazione e della catechesi erano un punto importane del suo servizio.
“Aspettando nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia» (2 Pt 3,13): p. Laval ha praticato la giustizia con pazienza, sacrificio e determinazione, affinché tutti coloro che ne hanno fame e sete potessero esserne saziati (cfr Mt 5,6), come afferma la scrittura.
Il progetto apostolico e missionario di P. Laval è stato un progetto inclusivo mettendo al centro gli abitanti delle periferie esistenziali: in modo particolare il mondo degli schiavi e della tratta.
In “una visione profetica di Isaia, gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti (cfr Is 60,10-11). Nella medesima profezia l’arrivo degli stranieri è presentato come fonte di arricchimento.
In effetti, la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi. Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono”[4]
Quali decisioni vanno prese subito per costruire già oggi un futuro inclusivo e migliore per tutti? Indico solo alcune piste d’impegno.
1. Come p. Laval anche oggi dobbiamo essere impegnati nella lotta alla tratta di persone. È un fenomeno triste presente anche nella nostra città. Ma ci sono anche delle forme sottili di schiavitù come ad esempio la compra vendita dei permessi di soggiorno e delle opportunità di lavoro; il prestito di denaro con interessi usurai, le concorrenze spietate tra persone della stessa cultura che nella gelosia soffocano i più fragili.
2. Il Beato Laval pur vedendo le grandi difficoltà ed i tanti problemi in cui versavano i più fragili ed i più deboli, ha scelto di far parte della soluzione e non del problema. Scegliere la soluzione vuol dire vivere e rasmettere ai giovani i valori importanti della vita e della convivenza civile, quali la difesa dei diritti umani, la cura dell’ambiente e l’armonia tra le varie culture.
3. Il Beato Laval si è pienamente inserito nel contesto socio-culturale dell’isola Mauritius, camminando con la gente e crescendo insieme come umanità e prendendo consapevolezza del significato di inclusione sociale e del significato di discriminazione. Da “straniero” non si è rifugiato in un’isola felice pensando solo a sé stesso ma si è impegnato attivamente nella eliminazione delle tante forme di discriminazioni.
Ma oggi quante e quali sono le discriminazioni presenti nel nostro contesto socio-culturale? Non possiamo rinchiuderci nel privato, nel nostro “benessere” sganciato dal cammino dell’umanità in cui siamo inseriti. La società che accoglie i migranti non è “una mucca da mungere”! Ed i migranti non sono i nuovi “schiavi” da sfruttare in tutti i settori della vita sociale. Possiamo crescere e camminare insieme come società cercando di raggiungere le persone che sono nel bisogno.
4. Il Beato Laval, annunciando il Vangelo ha fatto crescere la chiesa mauriziana, accogliendo le diversità di espressioni di fede e di devozioni. È quanto possiamo vivere anche noi oggi. È un’occasione per crescere in cattolicità, dando uno spazio di preghiera a tutti anche alle persone di religioni diverse.
5. “Il futuro comincia oggi, e comincia da noi. Non possiamo lasciare alle prossime generazioni le responsabilità delle decisioni. I giovani devono essere protagonisti di questo nuovo inizio. Come Chiesa, come Parrocchia, siamo impegnati a rendere i migranti ed i rifugiati più partecipi del cammino delle nostre comunità cattoliche e questa celebrazione odierna è un’occasione in cui questa volontà è visibile e si realizza. Lo facciamo attraverso l’accoglienza di tutti con le diversità di ciascuno: questa parrocchia vuole essere “la casa di tutti i popoli”. E si cerca di farlo trattando tutti come uguali, lavorando e celebrando insieme, senza guardare ai migranti come persone di seconda classe; sapendo che ognuno ha la vita di Dio dentro di sé; incoraggiando a vivere la partecipazione attiva alla vita della chiesa.
6. Beato Laval sii sempre per tutti, ma specialmente per i mauriziani, sorgente di novità di vita, di quella vita che Gesù ha portato e che ci rende capaci di essere costruttori dei “cieli nuovi e della terra nuova” in questo territorio, in questa città.
p. Sergio Natoli omi
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