
Sono immerso nel pieno della festa del Kaw Pansa nella piazza antistante il Palazzo Reale di Bangkok. E’ un pullulare di gente. Bancarelle, carrettini di tutti i tipi, su cui si cucina e si vende di tutto: dalle banane agli spiedini di pollo, dalle bevande ai frutti tropicali di ogni genere. E’ una festa di colori dove prevale il giallo, il colore del Re. La gente indossa con piacere magliette di ogni forma con su lo stemma del Re con scritte del tipo: “Lunga vita al Re”.
Tra le bancarelle che vendono libri, al telefono, seduti in preghiera.... in ogni dove scorgi sempre qualche monaco buddista con il loro caratterittistico vestito color zafferano. Daltronde e’ la loro festa. E’ la festa per l’ingresso in monastero dei nuovi monaci, una specie di “noviziato” che dura minimo tre mesi.
Per l’occasione nella piazza e’ stato ricocostruito un monumento raffigurante uno “Stupa” – una costruzione molto simile ai nostri nuraghi sardi – che invece di conservare i resti dei morti, in cima ha una statua del Buddha. Tutt’intorno, ben sistemate un enorme quadrato di grandi campane attendono di essere suonate dai fedeli. Tre giri attorno allo “Stupa” suonando le campane e’ un segno di benedizione. Al Buddha sono offerte incenso e fiori di loto.

Le bancarelle fanno affari, come in tutte le feste di ogni religone. Candele, fiori, incenso, ricordini, medagliette vanno a ruba. Tra queste anche delle monache buddiste, con il capo perfettamente rasato come i monaci, stanno li e vendono i loro fiori di loto.
Un grande tendone, proprio dinanzi allo “Stupa” accoglie i pellegrini che desidederano fermarsi a pregare. I monaci, presenti in grande numero, animano la preghiera. La loro voce amplificata da potentissime casse acustiche, arriva in ogni angolo della piazza. La preghiera melodiosa mi contagia, mi invoglia ad innalzare al Dio di Gesu’ Cristo la mia lode ed il mio ringraziamento, per esser qui in questa terra asiatica, per condividere con i miei fratelli missionari un pezzetto del loro impegno di servizio a questa gente.
La visita ai vicini templi mi immerge con maggiore profondita’ in questo mondo.
Il tempio Wat Pho, risalente al XVI secolo, al suo interno conserva il Buddha disteso lungo 46 metri ed alto 15 rappresenta il trapasso il Bubbha allo stadio del Nirvana, e’ immerso nel monastero dove si tutela anche l’antica tradizione del massaggio thai.
La visita al Palazzo reale con il Wat Phra Kaew, il tempio che custodisce il leggendario Buddha di smeraldo, con tutti gli edifici presenti tra le mura, col suo fasto mi riempie di meraviglia.
Vedere la gente che libera piccoli uccelli dalle loro gabbiette per ridar loro la liberta’, dopo aver devotamente pregato, in segno di benedizione e fortuna; le continue costanti offerte di incenso, cera, fior di loro in ogni posto dove c’e’ la raffigurazione del Buddha mi fa sentire immerso in un popolo profondamente e continuamente religioso.
A sera, dinanzi a Gesu’ eucarestia mi chieso il senso della nostra presenza missionaria, il senso dell’impegno formativo con i ragazzi, i giovani, che i nostri Oblati italiani, filippini e thailandesi portano avanti con sacrificio e dedizione.
E’ Gesu’ il senso della nostra presenza. Egli e’ venuto a dare compimento. Egli e’ il compimento della storia. Egli e’ Colui che non ha atteso il cammino dell’uomo ma e’ venuto incontro ad ogni uomo, ad ogni donna offrendo in dono il suo stesso Spirito d’Amore. “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.
In ogni posto, nel cuore di tutti c’e’ bisogno di Amore, dello Spirito d’Amore che rende ciascuno audace, mite, forte nelle tribolazioni, servizievole, operatore di pace.
Bangkok 29 Luglio 2007
p. Sergio Natoli omi
Tra le bancarelle che vendono libri, al telefono, seduti in preghiera.... in ogni dove scorgi sempre qualche monaco buddista con il loro caratterittistico vestito color zafferano. Daltronde e’ la loro festa. E’ la festa per l’ingresso in monastero dei nuovi monaci, una specie di “noviziato” che dura minimo tre mesi.
Per l’occasione nella piazza e’ stato ricocostruito un monumento raffigurante uno “Stupa” – una costruzione molto simile ai nostri nuraghi sardi – che invece di conservare i resti dei morti, in cima ha una statua del Buddha. Tutt’intorno, ben sistemate un enorme quadrato di grandi campane attendono di essere suonate dai fedeli. Tre giri attorno allo “Stupa” suonando le campane e’ un segno di benedizione. Al Buddha sono offerte incenso e fiori di loto.

Le bancarelle fanno affari, come in tutte le feste di ogni religone. Candele, fiori, incenso, ricordini, medagliette vanno a ruba. Tra queste anche delle monache buddiste, con il capo perfettamente rasato come i monaci, stanno li e vendono i loro fiori di loto.
Un grande tendone, proprio dinanzi allo “Stupa” accoglie i pellegrini che desidederano fermarsi a pregare. I monaci, presenti in grande numero, animano la preghiera. La loro voce amplificata da potentissime casse acustiche, arriva in ogni angolo della piazza. La preghiera melodiosa mi contagia, mi invoglia ad innalzare al Dio di Gesu’ Cristo la mia lode ed il mio ringraziamento, per esser qui in questa terra asiatica, per condividere con i miei fratelli missionari un pezzetto del loro impegno di servizio a questa gente.
La visita ai vicini templi mi immerge con maggiore profondita’ in questo mondo.
Il tempio Wat Pho, risalente al XVI secolo, al suo interno conserva il Buddha disteso lungo 46 metri ed alto 15 rappresenta il trapasso il Bubbha allo stadio del Nirvana, e’ immerso nel monastero dove si tutela anche l’antica tradizione del massaggio thai.
La visita al Palazzo reale con il Wat Phra Kaew, il tempio che custodisce il leggendario Buddha di smeraldo, con tutti gli edifici presenti tra le mura, col suo fasto mi riempie di meraviglia.
Vedere la gente che libera piccoli uccelli dalle loro gabbiette per ridar loro la liberta’, dopo aver devotamente pregato, in segno di benedizione e fortuna; le continue costanti offerte di incenso, cera, fior di loro in ogni posto dove c’e’ la raffigurazione del Buddha mi fa sentire immerso in un popolo profondamente e continuamente religioso.
A sera, dinanzi a Gesu’ eucarestia mi chieso il senso della nostra presenza missionaria, il senso dell’impegno formativo con i ragazzi, i giovani, che i nostri Oblati italiani, filippini e thailandesi portano avanti con sacrificio e dedizione.
E’ Gesu’ il senso della nostra presenza. Egli e’ venuto a dare compimento. Egli e’ il compimento della storia. Egli e’ Colui che non ha atteso il cammino dell’uomo ma e’ venuto incontro ad ogni uomo, ad ogni donna offrendo in dono il suo stesso Spirito d’Amore. “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.
In ogni posto, nel cuore di tutti c’e’ bisogno di Amore, dello Spirito d’Amore che rende ciascuno audace, mite, forte nelle tribolazioni, servizievole, operatore di pace.
Bangkok 29 Luglio 2007
p. Sergio Natoli omi
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