Giungiamo alla missione. Una costruzione in legno come le case della gente. Con il calar del sole é meglio coprirsi un pó. Il missionario che era lí prima di p. Paolo, insieme al Vangelo ha fatto arrivare l’acqua in tutto il villaggio.
Il villaggio é abitato da circa 600 persone appartenenti al gruppo etnico dei Thai Thin, un gruppo di rifugiati provenienti dal Laos. Fuggendo si sono fermati ai margini della foresta costuendo le loro case con tavole e bambú. Non potevano possedere neanche un pezzetto di terra perché erano nella condizione di “rifugiati”. Lavorano tutti come braccianti agricoli per conto dei Kmong ricevendo come salario, per una giornata di lavoro, circa 2,00 euro. Non ricevendo la terra per costuirsi la casa, le nuove famiglie sono costrette a vivere in casa dei genitori.
Solo adesso dopo 30 anni di presenza in Thailandia hanno ricevuto la cittadinanza thaiandese. Fino alla fine del 2006, in quanto rifugiati, non agodevano di alcun diritto politico. Con la consegna del documento d’identitá le cose cambieranno. Di certo avverrá che i giovani, potendosi allontanare dal villaggio, andranno a cercare un lavoro ed una sistemazione migliore altrove, perché adesso possono acquistare terre da coltivare anche in altre zone. E questo contriburá a far migliorare la loro condizione di vita.
Io sono alloggiato in una baracchetta attaccata alla casa. E’ tutta circondata da lamiere ondulate su tutti i lati, tetto compreso. Spero che questa notte non piova, altrimenti passeró la notte nell’ascolto di un “concerto” tutto speciale.
E’ cessato il rumore del gruppo elettrogeno che ha fornito energia elettrica alla missione dalle 18 alle 21. Rimane solo il rumore di un rigagnolo d’acqua, che lentamente riempie la vasca di raccolta dell’acqua, ed il canto di migliaia di grilli che rallegrano la notte.
Nella notte, libera da qualsiasi inquinamento di luci, la luna ha fatto capolino insieme a migliaia di stelle che sfoggiano il loro splendore in un cielo terso. E’ spontaneo pregare con le parole del salmista: “Se guardo il cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cos’é l’uomo perché te ne ricordi...”
Dopo aver ringraziato il buon Dio della giornata trtascorsa, mi metto sotto le coperte con un pullover nella fiduciosa speranza di poter riposare e trascorre una notte serena.
Il tetto di lamiera che copre la baracchetta, mi ha riparato dalla pioggia che durante tutta la notte é venuta giú a dirotto. E’ stata una notte trascorsa all’insegna del dormiveglia, sia per il fresco che per il “concerto” della pioggia sulla lamiera.
Al mattino, dopo il caffé, un uomo del villaggio informa p. Paolo della necessitá di accompagnare in ospedale, e con cuna certa urgenza, una partoriente. Cosí, dopo aver organizzato la mattinata, p. Paolo parte per l’ospedale di Lom Sak per accompagnare la giovane donna, suo marito ed altri.
Io e p. Claudio abbiamo trascorso la mattinata sistemando l’armadio deposito di p. Paolo che é rientrato dopo pranzo. La partoriente é stata ricoverata in ospedale.
Verso le 16 abbiamo fatto un giro per il villaggio. A quell’ora molta gente era appena rientrata dal lavoro nei campi e consumava il proprio pasto. La visita all’interno di una casa mi ha permesso di vedere la grande povertá delle loro abitazioni, una povertá intrisa di tanta dignitá. Le loro case sono tutte sopraelevate su delle palafitte e si accede con una scaletta. Le pareti esterne sono fatte di listelle di bambú intrecciate, la copertura di paglia o di lamiera. La cucina é collocata in una specie di veranda che si affaccia all’esterno. Il pavimento di tavole é ricoperto da stuoie su cui si mangia, si lavora, si tengono i bambini che vi giocano. Dei divisori di bambú intrecciato o di stoffa, separano i diversi spazi dove dormono le varie unitá familiari. Una lunga canna di bambú collocata nell’ingresso é l’aramdio a cui sono appese le stampelle con i vestiti di tutti.
La grande fortuna per ogni casa é avere l’acqua nell’aia. E’ proprio un grande dono. E’ lí che si lavano le persone, le scodelle, i piatti ed anche la biancheria. E’ strano vedere che gli uomini si lavano i loro vestiti. Le donne, oltre ai loro indumenti lavano anche quelli dei bambini.
Alla S. Messa pre-festiva del sabato sera ha presieduto p. Claudio. I canti, accompagnati da tastiera e chitarra hanno allietato la liturgia eucaristica.
La domenica, il movimento della gente inizia di buon mattino. E’ la prima volta che i Thai Thin esercitano il loro diritto politico andando a votare sulla nuova costituzione thailandese. Per esercitare questo diritto debbono andare a Thabeuk, un villaggio distante 10 Km, per andare a votare. Alcuni vanno a piedi, altri salgono su un’auto pick up che funge da taxi.
Noi, dopo un buon caffé, ci avviamo in Chiesa per la celebrazione della S. Messa domenicale. A causa delle votazioni la presenza dei fedeli é ridotta. I canti e le prghiere risuonano ugualmente nella chiesa, dando solennitá a tutta la liturgia.
Dopo la S. Messa carichiamo la macchina e partiamo per Na Sa Ung, l’altro villaggio di Thai Thin distante circa 22 km.
Passiamo per Thabeuk e qui sulla macchina salgono una decina di cristiani venuti da Na Sa Ung per votare. Con i loro piccoli acquisti, ritornano al loro villaggio. Di prima mattina erano venuti a piedi facendo 12 km. Lungo la strada in terra battuta e piena di buche, ne incontri molti alri che ritornano a casa a piedi. Purtropo per loro non c’é posto sulla macchina ormai strapiena di persone e cose.
Anche a Na Sa Ung le case dei Tai Thin sono come quelle di Mankhaw. L’unica differenza sta nel fatto che questo gruppo di Tha Thin possiede della terra da coltivare.
A Messa ci sono 17 cristiani. Dopo la S. Messa siamo invitati a panzo a casa di una famiglia. Mentre si discute il mio sguardo scruta la loro casa. E’ uguale alle altre per dignitá e con l’esseziale per vivere ogni giorno Dei rimasugli di candele testimoniano la mancanza di luce elettrica.
Dopo il pranzo ritorniamo a Lom Sak, sede della comunitá Oblata. L’indomani siamo di nuovo di ritorno a Bangkok.
I giorni trascorsi in questa missione, mi hanno trasmesso tanta pace. L’impegno ed il servizio svolto dai differenti misisonari ha permesso a questo gruppo etnico di minoranza di conoscere il valori del Vangelo ma nello stesso tempo di crescere nel servizio alla comunitá cristiana in modo responsabile e concreto. Grazie p. Paolo per l’accoglienza e per la tua testimonianza di servizio alla tua gente.
Lom Sak (Thailandia) 20 Agosto 2007
p. Sergio Natoli omi
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