Il cristianesimo dei prossimi anni avrà il suo baricentro nel sud del
mondo. In Europa, proseguirà il declino numerico delle comunità cristiana. Il
cristianesimo del futuro sarà più carismatico e meno istituzionale; più
spirituale e meno politico.
Sembrano essere queste le previsioni di alcuni studiosi del fenomeno
religioso a livello mondiale.
In realtà anch'io dal mio piccolo osservatorio, constato un crescente
abbandono della partecipazione attiva alla vita della Chiesa, come il Vangelo
spesso non sia il punto di riferimento della vita, e che ci sia anche una
grossa scollatura tra fede e vita.
Dall'altro lato constato come i cristiani che provengono da Sud del
mondo che sono presenti nel nostro territorio, come anche molti cristiani nativi
appartenenti a comunità parrocchiali, gruppi, associazioni e movimenti, vivano
una radicalità evangelica che getta una grossa luce di speranza nel nostro
occidente ed anche nei Paesi del Sud del mondo.
Domenica 23 Ottobre, nella celebrazione della Giornata Missionaria
Mondiale, vissuta nella Parrocchia di S. Ernesto, tutto questo era visibile. Le
testimonianze di quanti hanno vissuto un'esperienza di missione "ad
gentes" e la presenza di migranti, era uno spaccato della cattolicità
della chiesa che crede, spera ed ama.
Essere testimoni di Dio nella società contemporanea è una sorta di
ritorno alle origini del cristianesimo. E' una sfida per tutti: nativi ed
immigrati. La comune condivisione della preghiera, la celebrazione eucaristica
come sorgente della missione, la liturgia unica nella sua fede ma espressa in
modalità culturali diverse ha dato
visibilità alla "cattolicità" della chiesa. E' un eloquente segno dei
tempi. Non omogeneità quale conseguenza dell'assimilazione, ma la diversità
nell'unità.
Una brevissima introduzione multimediale ha esposto a tutta
l'assemblea, il senso dell'essere testimoni di Dio nella dimensione migratoria.
Le letture fatte in 4 lingue veicolari e le preghiere dei fedeli
espresse in altre 5 lingue; la danza offertoriale fatta dalle donne africane e
la danza di adorazione fatta dalle ragazze tamil provenienti dallo Sri Lanka; i
canti ivoriani, filippini, ghanesi, italiani, tamil, spagnoli e mauriziani
hanno coinvolto tutta l'assemblea riempiendo il cuore di quella gioia che è
segno della risurrezione di Cristo.
A questo momento forte di preghiera, sabato prossimo seguirà un
concerto che come comunità di "Arcobaleno di popoli" offriremo alla
comunità parrocchiale, per far crescere la fraternità tra i nativi ed i
migranti.
Palermo 24 ottobre 2011
p. Sergio Natoli omi
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