Sembrano essere queste le previsioni di alcuni studiosi del fenomeno
religioso a livello mondiale.
In realtà anch'io dal mio piccolo osservatorio, constato un crescente
abbandono della partecipazione attiva alla vita della Chiesa, come il Vangelo
spesso non sia il punto di riferimento della vita, e che ci sia anche una
grossa scollatura tra fede e vita.
Essere testimoni di Dio nella società contemporanea è una sorta di
ritorno alle origini del cristianesimo. E' una sfida per tutti: nativi ed
immigrati. La comune condivisione della preghiera, la celebrazione eucaristica
come sorgente della missione, la liturgia unica nella sua fede ma espressa in
modalità culturali diverse ha dato
visibilità alla "cattolicità" della chiesa. E' un eloquente segno dei
tempi. Non omogeneità quale conseguenza dell'assimilazione, ma la diversità
nell'unità.
Le letture fatte in 4 lingue veicolari e le preghiere dei fedeli
espresse in altre 5 lingue; la danza offertoriale fatta dalle donne africane e
la danza di adorazione fatta dalle ragazze tamil provenienti dallo Sri Lanka; i
canti ivoriani, filippini, ghanesi, italiani, tamil, spagnoli e mauriziani
hanno coinvolto tutta l'assemblea riempiendo il cuore di quella gioia che è
segno della risurrezione di Cristo.
A questo momento forte di preghiera, sabato prossimo seguirà un
concerto che come comunità di "Arcobaleno di popoli" offriremo alla
comunità parrocchiale, per far crescere la fraternità tra i nativi ed i
migranti.
Palermo 24 ottobre 2011
p. Sergio Natoli omi
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