lunedì 24 ottobre 2011

Testimoni di Dio


Il cristianesimo dei prossimi anni avrà il suo baricentro nel sud del mondo. In Europa, proseguirà il declino numerico delle comunità cristiana. Il cristianesimo del futuro sarà più carismatico e meno istituzionale; più spirituale e meno politico.

Sembrano essere queste le previsioni di alcuni studiosi del fenomeno religioso a livello mondiale.
In realtà anch'io dal mio piccolo osservatorio, constato un crescente abbandono della partecipazione attiva alla vita della Chiesa, come il Vangelo spesso non sia il punto di riferimento della vita, e che ci sia anche una grossa scollatura tra fede e vita.
Dall'altro lato constato come i cristiani che provengono da Sud del mondo che sono presenti nel nostro territorio, come anche molti cristiani nativi appartenenti a comunità parrocchiali, gruppi, associazioni e movimenti, vivano una radicalità evangelica che getta una grossa luce di speranza nel nostro occidente ed anche nei Paesi del Sud del mondo.
Domenica 23 Ottobre, nella celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, vissuta nella Parrocchia di S. Ernesto, tutto questo era visibile. Le testimonianze di quanti hanno vissuto un'esperienza di missione "ad gentes" e la presenza di migranti, era uno spaccato della cattolicità della chiesa che crede, spera ed ama.
Essere testimoni di Dio nella società contemporanea è una sorta di ritorno alle origini del cristianesimo. E' una sfida per tutti: nativi ed immigrati. La comune condivisione della preghiera, la celebrazione eucaristica come sorgente della missione, la liturgia unica nella sua fede ma espressa in modalità culturali diverse  ha dato visibilità alla "cattolicità" della chiesa. E' un eloquente segno dei tempi. Non omogeneità quale conseguenza dell'assimilazione, ma la diversità nell'unità.

Una brevissima introduzione multimediale ha esposto a tutta l'assemblea, il senso dell'essere testimoni di Dio nella dimensione migratoria.




Le letture fatte in 4 lingue veicolari e le preghiere dei fedeli espresse in altre 5 lingue; la danza offertoriale fatta dalle donne africane e la danza di adorazione fatta dalle ragazze tamil provenienti dallo Sri Lanka; i canti ivoriani, filippini, ghanesi, italiani, tamil, spagnoli e mauriziani hanno coinvolto tutta l'assemblea riempiendo il cuore di quella gioia che è segno della risurrezione di Cristo.


Abbiamo sperimentato che il popolo di Dio, è veramente icona della Trinità, dove l'unico Amore si esprime nella diversità delle culture.
A questo momento forte di preghiera, sabato prossimo seguirà un concerto che come comunità di "Arcobaleno di popoli" offriremo alla comunità parrocchiale, per far crescere la fraternità tra i nativi ed i migranti.

Palermo 24 ottobre 2011
p. Sergio Natoli omi

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